Sensabilità, disabilità e superabilità

Nel nostro personale percorso, per dare un significato compiuto a “sensabilità” siamo partiti da “disabilità”.Come mai? Molto è cambiato e molto sta ancora cambiando su questo tema e allora facciamo un breve excursus. Sappiamo che nell’antichità la disabilità era spesso vista come una punizione divina per una colpa e non di rado i disabili venivano eliminati fisicamente o espulsi dalla società. In Occidente, il cristianesimo ha poi introdotto elementi di compassione e pietà, grazie ai quali l’handicap è stato meglio accolto, anche se di certo non ha favorito un pensiero più razionale sull’argomentio.

. . Ad esempio, ancora fino a pochi anni fa, si era inclini a credere che la maggior acuità tattile e uditiva dei ciechi, fosse una sorta di risarcimento divino o del destino, che era stato altrimenti ingeneroso nei loro confronti.

Oggi sappiamo che in realtà si tratta di meccanismi di compensazione automatica del cervello, che usa la sua “plasticità”, cioè la capacità di variare l’impiego delle risorse inutilizzate verso nuove finalità (caratteristica che è massima durante l’infanzia, ma che resta presente anche in età adulta). Lo spiega molto bene la neuro-anatomistaJill Taylor Bolte: “Pensate al cervello come a un parco giochi pieno di bambini. Alcuni danno calci a un pallone, altri stanno appesi al castello come tante scimmie, altri ancora si rotolano nella sabbionaia. Ognuno di questi gruppi fa cose diverse ma simili, proprio come i diversi gruppi di cellule nel cervello. Se si toglie il castello, i bambini che c’erano sopra non se ne andranno, ma si uniranno agli altri e inizieranno qualche altro gioco fra quelli disponibili. Lo stesso vale per i neuroni. Se una funzione cerebrale programmata geneticamente viene spazzata via, i neuroni che la svolgevano o muoiono per mancanza di stimoli o trovano qualcos’altro da fare. Nel caso della vista, per esempio, mettendo una benda su un occhio si interrompe l’afflusso di stimoli alla corteccia visiva e si provoca una reazione nelle relative cellule, le quali si rivolgono alle loro vicine per offrire la propria collaborazione nello svolgimento di una nuova funzione” (1)

Naturalmente, anche la plasticità del cervello va instradata e l’esercizio, la tenacia, la pazienza, miglioreranno il risultato finale di recupero dell’handicap iniziale . Ma appena chiarito che certi miracoli dipendono più dalla volontà umana che da quelle ultraterrene, , ecco che altre “divinità” simaterializzano a chiedere tributi.

Oggi è alla tecnologia e soprattutto alla biotecnologia che si indirizzano le speranze di molti, ed è indubbiamente dal loro impiego che negli ultimi anni si sono raggiunti risultati incredibili. In molti casi, grazie al loro contributo, si è già superata così brillantemente la disabilità, da cominciare a sentir parlare di “super- abilità”.

Un termine intrigante, ma anche ambiguo: da una parte si può intendere come pieno superamento e quindi risoluzione dell’iniziale posizione di handicap, ma dall’altra parte assume il significato di un’abilità straordinaria, cioè che supera perfino gli standard dei cosiddetti normodotati. E anche in questo caso, non ci sarebbe niente di male, se questo aspetto non fosse stato canalizzato quasi esclusivamente verso un mito di uomo bionico, o alla costruzione di veri e propri “fenomeni”, destinati a un vorace consumo mediatico(la parabola di Oscar Pistorius è piuttosto eloquente al riguardo)(2).

Quello che invece a noi sembra sfuggire ancora è una conoscenza più diffusa delle potenzialità che sono insite in un percorso di superamento della disabilità,potenzialità che nascono non dalle prestazioni eccezionali di pochi super-uomini, ma dall’esperienza di una vera e propria popolazione. Diciamo popolazione, perché i disabili nel mondo sono 650 milioni;sarebbero la terza nazione sulla Terra, se non fossero dispersi, atomizzati e, ancor peggio, “dis-integrati” (3).

Eppure, c’è un imponente serbatoio di esperienze in questa parte di umanità spesso stigmatizzata ed esclusa; anche quando non c’è biotecnologia, c’è perizia, tenacia,astuzia… non di rado anche genialità. Tutte doti per le quali dovrebbero essere le aziende in cerca di profitto e non le onlus a muoversi in questa direzione.

Ed è proprio per non essere anche noi ciechi e sordi verso questa ricchezza di spunti ed energie, che nel nostro progetto di sensabilità abbiamo voluto coniugare disabilità e superabilità.

  1. Taylor Bolte Jill – La scoperta del giardino della mente, Mondadori.

  2. AA. VV – Enigma Pistorius: ascesa e caduta dell’uomo che correva contro il destino, Istant book Corriere della Sera.; e anche “L’enigma Pistorius e la disabilità: è giusto come la raccontiamo?” articolo di Claudio Arrigoni su Corrieredellasera.it

  3. Schianchi Matteo – La terza nazione del mondo, Feltrinelli

Per non essere mai Persone “a senso unico”